26.06.2020
Per la maggior parte di noi, trovarsi in affanno e con le idee poco chiare è una sensazione piuttosto comune, che abbiamo provato almeno una volta nella vita. Molto spesso, all’origine di questa situazione, c’è una mancanza di pianificazione o una pianificazione approssimativa: non sappiamo esattamente dove stiamo andando, né come ci arriveremo. Definire una buona pianificazione non è un’impresa facile, perché il buono, quasi sempre, è tale in relazione a qualcosa e ciò significa che un piano che a noi sembra perfetto potrebbe non andar bene per chi ci sta accanto o per le persone con cui dobbiamo condividerlo, o funzionare a meraviglia in un dato contesto ma mostrare delle crepe al suo variare. È dunque necessario, per prima cosa, uscire dall’equivoco che un buon piano sia un piano rigido, che finirebbe per scontrarsi con la vita concreta. Un buon piano d’azione, al contrario, è scrupoloso ma realista, calato nella realtà e capace di rivelarsi efficace non solo sulla carta, ma alla prova dei fatti. Se vogliamo stendere un piano con queste caratteristiche, capace di condurci alla meta, avere le idee chiare è un presupposto fondamentale ma non è l’unico. Dovremo essere lucidi ed elastici, conoscere i nostri obiettivi, fare i conti con i nostri mezzi, la nostra forza di volontà e il contesto circostante. È necessario, inoltre, valutare attentamente gli ostacoli che potremmo incontrare e prevedere le soluzioni più adatte per superarli, conoscere i punti deboli e i punti di forza della nostra strategia, pensare ai possibili alleati, contemplare l’ipotesi di un fallimento.
Ogni piano, inoltre, per funzionare, deve essere non solo definito, in modo più o meno dettagliato a seconda delle esigenze e delle attitudini personali, ma sviluppato giorno dopo giorno e monitorato con strumenti stabiliti in partenza, che ci permettano di misurare a che punto del percorso ci troviamo. Una volta stabilita la scaletta dovremo dunque occuparci di vegliarla in ogni sua fase ed essere pronti persino a cambiarla strada facendo perché è probabile che vada incontro a degli imprevisti, come tutte le cose della vita. In questo senso potremmo dire che un buon piano, in qualche misura, è come un disegno a matita, che può essere corretto quando necessario, a patto che lo si faccia solo in determinate circostanze, per cause di forza maggiore o per rispondere a una nostra scelta ponderata e consapevole. Correggerlo troppo spesso vorrebbe dire perdere di vista la ragione per cui lo abbiamo elaborato. Per elaborare un buon piano d’azione e portarlo a termine sono quindi necessarie numerose abilità che possono fare la differenza nella vita professionale come in quella personale. Tutte insieme contribuiscono a definire la nostra visione, una sorta di sesto senso declinato in chiave pratica che ci permette di vedere dove gli altri non vedono e disegnare un futuro che ci somigli.
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