Lo sappiamo per istinto, il desiderio è la molla primaria che ci spinge ad agire. Un meccanismo semplice, che tuttavia qualche volta si inceppa. Se coltivare dei sogni è comune a tutti, impegnarsi perché si realizzino, infatti, è tutt’altro che un istinto: per quanto intensamente desideriamo una cosa, il più delle volte ci limitiamo a vagheggiarla. La teniamo in serbo per un momento migliore che non arriva mai senza metterci in gioco, per paura di sbagliare o per il disagio che il cambiamento, sempre, porta con sé.

Può sembrare un paradosso ma a frenarci, talvolta, è proprio la vaghezza dei nostri desideri. Sogniamo un presente o un futuro migliore, ma non riusciamo a metterlo a fuoco sotto forma di obiettivi concreti e dunque non troviamo la motivazione, una forza che assomiglia al desiderio, ma sostenuta da un metodo.

Una motivazione solida può spostare le montagne. Ci fa trovare risorse inaspettate, accresce la fiducia in noi stessi, ci mantiene lucidi senza darci tregua finché non abbiamo assolto all’impegno che abbiamo preso con noi stessi. Gli obiettivi sono il suo pane quotidiano, anche quelli falliti perché metabolizzare una sconfitta significa trarne insegnamenti, lo dimostrano le storie di molti campioni. Per esempio quella di Michael Jordan, che per due volte dovette cambiare sport prima di trovare la strada maestra, e quando pensava di averla trovata fu clamorosamente escluso dalla prima squadra del liceo in cui studiava perché secondo l’allenatore era troppo basso. Nell’anno successivo la sua statura crebbe di oltre dieci centimetri e la sua determinazione si fece d’acciaio. Certo, campioni del genere non nascono tutti i giorni e neppure una motivazione incrollabile, da sola, può garantire risultati tanto straordinari da far decretare qualcuno, per acclamazione, il più grande di tutti i tempi, come si legge sul sito della National Basketball Association. Quel che è sicuro, però, è che senza motivazione non raggiungeremo alcun obiettivo, né sapremo mai cosa ci stiamo perdendo.